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Festival estivi

Tre buone ragioni per scoprire la regione dei laghi
Sacro Monte di Varese

Alla scoperta della Valcuvia

Una coperta di monti che si aprono sul Lago Maggiore. Scopri l’itinerario verso la Valcuvia, in provincia di Varese
Valcuvia

Varese contemporanea

Una guida alle architetture e nuovi spazi dedicati all'arte contemporanea: i percorsi del contemporaneo tra Varese, Laveno, Maccagno.

Mangiare nel Varesotto

Radici contadine nelle osterie della tradizione
Dove mangiare nel Varesotto: i migliori ristoranti in provincia di Varese

Parco del Golfo della Quassa

PLIS (parco locale di interesse sovrccomunale) DEL GOLFO DELLA QUASSA Tra la punta di Ranco e la punta della Fornace di Ispra si estende un vasto golfo: il golfo della Quassa. Questo racchiude in sé alcune particolarità che lo rendono meritevole della massima attenzione e tutela. Si tratta, innanzitutto, dell’unico tratto esteso di costa con esposizione settentrionale dell’intero Lago Maggiore. Ciò ha fatto sì che per millenni esso si sia esposto come frangitoio alla glaciazioni quaternarie che, su di esso, hanno lasciato innumerevoli massi erratici (il Monumento Naturale del Sasso Cavallaccio è il più importante ma non certo l’unico) e enormi quantità di limi e materiali morenici: si spiega così come mai il tratto di lago a cavallo dei confini comunali di Ranco e Ispra presenti per lungo tratto fondali sabbiosi bassissimi, assolutamente inusuali per il Verbano. Inoltre questo golfo è uno dei pochi tratti del lago in cui le vie di comunicazione stradali e ferroviarie corrono a notevole distanza dalle rive che, in alcuni tratti, sono poco antropizzate e con  un vasto retroterra semi-naturale. Le attività agricole e foraggere rivestono qui ancora un notevole significato. Questa semi-naturalità è dovuta al fatto che, un tempo, l’area della Quassa era paludosa (Quassa deriva da guazza, fango) e quindi poco sfruttabile e colonizzabile. Nel corso dei secoli le paludi sono state quasi totalmente bonificate ma l’antropizzazione ha percorso altre aree più facilmente aggredibili. Si spiega così come mai proprio alla Quassa, negli anni ’70, venne isolato in una pozza l’ultimo nucleo varesino della Testuggine palustre europea (oggi estinto).   Tasto dal sito: https://prolocoranco.it/InformazionituristichediRancoedintorni/parcodelg...

Sesto Calende

Sesto Calende: tra storia e natura.
Sesto Calende: porta di accesso al Maggiore, lungo le sponde del Ticino

Le Robinie Golf Club

A sud del Lago Maggiore Le Robinie Golf Club è l'unico percorso progettato in Italia dall'Orso Bianco' Jack Nicklaus.
Le Robinie Golf Club

Chiesa e convento del Carmine

Fondati sulla riva del Lago Maggiore nel 1477 da Jacopo da Luino, laico carmelitano.

San Pietro a Gemonio

Questa chiesa è uno dei punti che rimangono più impressi nella memoria dei viaggiatori che percorrono la Varese-Laveno
San Pietro a Gemonio e il museo Salvini a Cocquio Trevisago

Il Sacro Monte di Varese

Situato nel verde del Parco Regionale Campo dei Fiori, il Sacro Monte di Varese è un luogo che unisce spiritualità, storia e una straordinaria bellezza naturale. Riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, questo monte sacro rappresenta una meta imperdibile per chi cerca un’esperienza culturale e panorami mozzafiato nel cuore della Lombardia. Che cos’è il Sacro Monte di Varese? Il Sacro Monte è un percorso devozionale che comprende 14 cappelle barocche, ognuna decorata con affreschi e sculture che raccontano episodi della vita di Cristo. Il cammino culmina nel Santuario di Santa Maria del Monte, un celebre luogo di pellegrinaggio situato sulla sommità del monte. Realizzato nel XVII secolo, questo percorso riflette la fede e il genio artistico dell’epoca, rendendolo una tappa imperdibile per gli appassionati di storia e arte. Un Patrimonio dell’Umanità con una Storia Ricca Il Sacro Monte di Varese è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO nel 2003, come parte del gruppo dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, nove complessi devozionali costruiti tra il XVI e il XVII secolo. Questi percorsi furono progettati per offrire un’alternativa ai pellegrinaggi in Terra Santa, permettendo di vivere un’esperienza spirituale più vicina. Ogni cappella lungo il sentiero di 2 chilometri è un capolavoro artistico che incarna la grandezza del Barocco. Architetti, pittori e scultori di fama hanno collaborato per creare un percorso che ispira devozione e stupore. Camminare lungo questa via è come fare un viaggio nel tempo, seguendo le orme di pellegrini di secoli fa. Perché Visitare il Sacro Monte di Varese? Il Sacro Monte di Varese non è solo un sito religioso; è un’esperienza che unisce cultura, natura e panorami spettacolari. Ecco perché dovresti visitarlo: Arte e Architettura: Le cappelle sono decorate con affreschi e statue a grandezza naturale, che testimoniano il genio artistico dell’epoca barocca. Panorami Mozzafiato: Durante l’ascesa, potrai godere di viste spettacolari sulla Pianura Padana, sul Lago di Varese e, nelle giornate limpide, sulle Alpi. Valore Storico: Il percorso offre uno spaccato sulla vita spirituale e artistica della Lombardia del XVII secolo. Tranquillità e Natura: Il sentiero si snoda attraverso boschi sereni, offrendo un’oasi di pace lontano dalla frenesia cittadina. Come Visitare il Sacro Monte di Varese Il percorso inizia dalla Prima Cappella, situata vicino al borgo di Sant’Ambrogio, e termina al Santuario di Santa Maria del Monte. La camminata dura circa 2 ore, in base al passo, ed è adatta a tutte le età. Per chi non può percorrere il sentiero a piedi, è possibile raggiungere il Santuario in auto o autobus. Consigli per la Visita: Indossa scarpe comode e porta dell’acqua, soprattutto nei mesi più caldi. Non perderti il Museo Baroffio, vicino al Santuario, che conserva opere d’arte sacra e reperti storici. Pianifica la visita in primavera o autunno per godere di temperature miti e paesaggi colorati. Il Sacro Monte di Varese: Una Perfetta Gita Fuori Porta A solo un’ora da Milano, il Sacro Monte di Varese è una delle migliori mete per una gita di un giorno in Lombardia. La sua vicinanza ad altre attrazioni come il Lago Maggiore e il Parco Regionale Campo dei Fiori lo rende una destinazione ideale per chi desidera scoprire le bellezze naturali e culturali della regione. Che tu sia attratto dal patrimonio artistico, dall’atmosfera spirituale o dai panorami mozzafiato, il Sacro Monte di Varese offre un’esperienza indimenticabile. Vieni a scoprire questo luogo unico, dove storia e natura si incontrano in armonia. Sacro Monte di Varese | Patrimonio UNESCO in Lombardia | cappelle barocche in Lombardia | migliori gite fuori porta da Milano | gemme culturali della Lombardia | trekking culturale a Varese | storia del Sacro Monte di Varese

Scoprire la provincia di Varese

5 Luoghi imperdibili da visitare a Varese
Un sentiero sterrato attraversa un paesaggio rurale al tramonto, circondato da campi dorati e vegetazione verde. A destra si trova una piccola cappella di pietra con una croce sulla facciata, mentre a sinistra si intravedono grandi alberi sotto un cielo nuvoloso illuminato dai caldi colori del tramonto. L'atmosfera è tranquilla e serena, con il contrasto tra la luce dorata e le ombre della sera che si allungano.

Fiume Ticino

Il Ticino nasce in Svizzera. La sua sorgente principale è in testa alla val Bedretto, al Passo di Novena, a circa 2.480 metri di quota, mentre un’altra sorgente è nei pressi dell’Ospizio del San Gottardo e si congiunge alla prima ad Airolo; da qui il fiume prosegue in territorio elvetico scorrendo in una valle ben conservata (da vedere le gole di Stalvedro e del monte Piottino) fino all’imbocco della Piana di Magadino, dove viene imbrigliato in argini che ne fanno un banale canale fino al delta con cui sfocia nel Lago Maggiore. Qui il fiume riprende, anche se solo per poche centinaia di metri, la sua naturalità, dando origine ad una zona umida di interesse internazionale, ai sensi della Convenzione Ramsar: la Riserva Naturale Federale delle Bolle di Magadino (www.bolledimagadino.com). Una volta uscito dal bacino del Verbano, nei pressi di Sesto Calende (VA), il Ticino attraversa tutta la pianura padana, incidendola profondamente e termina, dopo aver lambito Pavia, nel Po, in località Ponte della Becca (PV). Il territorio del Ticino sublacuale può essere geomorfologicamente e naturalisticamente suddiviso in cinque zone principali: l’anfiteatro delle colline moreniche o zona collinare; il pianalto terrazzato o altopiano asciutto; la zona di alta pianura; il piano generale terrazzato, o pianura irrigua che comprende la fascia dei fontanili ed infine la valle del fiume propriamente detta. Il terrazzo principale che raccorda la valle alla pianura circostante ha un’altezza che decresce da 40 a 15 m circa. All’interno della valle si possono individuare terrazzi minori di cui il più evidente va da Magenta a Besate (MI). Si può anche procedere ad una suddivisione in senso longitudinale dell’asta del fiume, questa volta in tre comparti: dal Lago Maggiore alla Maddalena di Somma Lombardo (VA), il Ticino scorre formando meandri incassati in gole profonde, incise nei depositi morenici; dalla Maddalena a Motta Visconti (MI) ha un andamento anastomizzato con un letto largo in alcuni punti fino a tre chilometri e numerose isole ghiaiose e sabbiose create da rami e canali che si intrecciano cambiando continuamente morfologia; infine, da Motta Visconti alla confluenza con il Po, il Ticino presenta un tracciato meandriforme e tocca la massima complessità. Il corso del fiume è in costante evoluzione, soggetto a incessanti modificazioni e con un equilibrio dinamico che è elemento fondamentale per il mantenimento del valore ecologico del fiume e della sua vallata. Negli ultimi venti chilometri il fiume torna a corso unico, anche se abbastanza tortuoso, con sponde ben definite all’interno della piana alluvionale. Interventi di contenimento delle sponde con pietre e blocchi in cemento, iniziati massicciamente dagli anni Cinquanta, hanno di fatto limitato la nascita di nuove “lanche”. Queste sono parti del fiume, in corrispondenza di anse, pian piano escluse dal percorso della corrente e in seguito del tutto isolate dal corso del fiume. Le vecchie lanche tendono ad interrarsi a causa di sedimenti che si depositano nel corso delle piene, diventando terreno fertile per la vegetazione palustre, che, inevitabilmente, ostruisce e colma i fondali. Una serie di progetti adottati dal Parco sta lentamente riportando il fiume in condizioni di elevata naturalità. La colonizzazione antropica delle sponde, con le conseguenti attività economiche legate alla presenza dell’uomo, hanno portato a modificare, ma solo in minima parte se paragonato ad altri fiumi padani, il tracciato naturale del corso del Ticino; ciò è avvenuto sia a causa degli scavi in alveo, oggi per fortuna vietati, sia a causa delle arginature, che per i forti prelievi idrici. Sicuramente, la trasformazione antropica più appariscente è data dal complesso reticolo di derivazioni e di canali realizzati sia a scopo irriguo, sia per l’utilizzo da parte degli impianti idroelettrici. Le principali opere artificiali che interessano la Valle del Ticino sono i Canali Cavour, Regina Elena, Langosco e Sforzesco in sponda piemontese, e i Canali Industriale, Villoresi, il ramo Marinone e i Navigli Grande e di Bereguardo, nel territorio lombardo (link ai Navigli).