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Al Sacro Monte di Varese in funicolare

La Funicolare di Varese è lo storico trenino che porta al Sacro Monte di Varese, paradiso di arte, fede e natura che fa dal 2003 fa parte del Patrimonio dell’Umanità, che attira un numero sempre maggiore di turisti e visitatori:  vera gemma del Varesotto insieme ai laghi e alle eleganti ville. Il Sacro Monte di Varese (880 m) è un luogo davvero incantevole da cui si può ammirare un bellissimo panorama sui laghi di Varese, Comabbio e Monate.  COME RAGGIUNGERE  LA STAZIONE DELLA FUNICOLAREUna volta giunti alla Prima Cappella (piazzale Montanari) con i propri mezzi, per raggiungere la stazione di Valle della funicolare è possibile effettuare il percorso a piedi imboccando la galleria presente nel piazzale (durata circa 15 minuti con andatura lenta - lunghezza circa 1 km), oppure utilizzare l'autobus urbano della linea "C". DATI TECNICI DEL PERCORSO FUNICOLARE Dislivello: 168 metri; Lunghezza della linea : 371 metri; Capacità di ogni vettura : 55 persone; Tempo medio di corsa : 180 secondi; È possibile trasportare 2 persone a ridotta capacità motoria.

Casa Museo Lodovico Pogliaghi

Visita la Casa-Museo Pogliaghi al Sacro Monte di Varese: scopri l'arte e la storia in uno dei musei più affascinanti di Varese.
Siepi del giardino e portone d'ingresso della Casa Museo Lodovico Pogliaghi al Sacro Monte di Varese in una giornata di sole.

Strada Vino e Sapori Valli Varesine

Si estende nella parte settentrionale della Provincia di Varese, a nord della città capoluogo fino al confine con il territorio Svizzero offrendo la possibilità di conoscere le produzioni tipiche e di scoprire le bellezze del paesaggio delle valli e dei laghi
Alla scoperta della Strada vino e sapori Valli Varesine

Saronno

Città "appartenuta" alla Dama con l'ermellino

Oratorio Santi Cosma e Damiano Arsago Seprio

L’antica chiesa dedicata a SS. Cosma e Damiano è situata fra campi e boschi, esattamente all’incrocio di sue strade anticamente molto importanti (presso una di esse furono ritrovati degli insediamenti preistorici), eretta probabilmente nel 1387. L’edificio sorse con ogni probabilità in sostituzione di un luogo di culto antico; infatti, sembra che siano state utilizzate lapidi romane per la sua costruzione. L’intero complesso è stato restaurato recentemente: fu dedicato a SS. Cosma e Damiano in quanto considerati patroni dalla tradizione, visto che svolgevano le loro visite gratuitamente per aiutare i bisognosi, ma fu eretto in seguito alla strage degli animali a carico dell’epizoozia e dedicato appunto a Cosma e Damiano in quanto erano considerati protettori tanto delle persone quanto della bestie.L’ edificio ha un aspetto romanico ed è costituito da pietre squadrate, con quelle di maggiori dimensioni situate marginalmente, per rinforzare gli angoli. La chiesetta esprime un senso di armonia e di solidità, caratteristiche conferitagli dalla sobrietà delle decorazioni e delle dimensioni, oltre che dalla posizione isolata.Ha un’unica navata 6 x 11 m. L’abside è profonda 2,40 m: questa presenta due lesene laterali ed è percorsa da una serie continua di archetti pensili, appoggiati su fini peducci e, alternatamente, di lunette in laterizio. Tre monofore strombate hanno la funzione di alleggerire l’abside, e si aprono vicino alle lesene laterali e al centro dell’arco semicircolare.

Induno Olona

Importante in passato per via dei suoi numerosi opifici, Induno mantiene tutt'oggi una certa rilevanza storico-industriale

GEMONIO un borgo, mille storie

Un percorso che si sviluppa dalle forme romaniche dell’antica chiesa di San Pietro, fino all’arte contemporanea del Museo Civico Floriano Bodini e al recentissimo intervento di Ravo sul muro esterno della scuola elementare.

Parco dei Fontanili

Parco dei Fontanili: il luogo ideale dove vivere nel verde e trascorrere il proprio tempo libero.
Parco dei Fontanili

Infopoint Ispra

Infopoint Ispra

Lagozza / Lagozzetta Besnate

l percorso ha inizio da una chiesetta presso la località di Centenate, la Chiesa dei Santi Nazaro e Celso, e costeggia inizialmente un’azienda agricola nei pressi dell’area umida della Lagozza. Il bacino della Lagozza, oggi prosciugato, un tempo era occupato da una vasta palude con basso fondale. Le prime testimonianze di un insediamento preistorico vennero alla luce nel 1875-1877 e le ricerche archeologiche successive permisero di individuare le strutture di una palafitta e di raccogliere numerosi reperti. Di particolare interesse sono gli strumenti per la tessitura e i resti paleobotanici che testimoniano non solo lo sfruttamento delle risorse del bosco ma anche la coltivazione dei cereali sui declivi delle colline. Il villaggio fu abitato all'inizio del III millennio a.C. e fu forse abbandonato poco dopo a seguito di un incendio. Il sentiero continua poi in un vasto bosco di latifoglie per un lungo tratto di leggere salite e discese, che porta allo stagno della Lagozzetta, un’area umida che si estende su una superficie di poco più di un ettaro ed è alimentata unicamente da un piccolo bacino idrografico (circa 7 ha). L’area ospita piante di notevole interesse conservazionistico, tra le quali una particolare ninfea (Nymphaea alba subsp. minoriflora) e una pianta carnivora (Utricularia australis) presenti in modo rilevante soltanto alla Lagozzetta rispetto a tutto il territorio del Parco del Ticino. Ai margini dello stagno si trova una piccola torbiera che rappresenta, per questa tipologia di habitat, l’unica presenza nel Parco del Ticino. Questo peculiare habitat è costituito da un fitto tappeto di muschi chiamati sfagni (prevalentemente Sphagnum palustre, S. angustifolium e S. flexuosum), tra i quali spuntano alcuni cespi di carice (Carex elata). Nella Lagozzetta furono individuati, sempre nel XIX secolo, reperti tra i quali si ricordano un grosso recipiente e un lungo bastone con manico curvo in legno, che datano l'insediamento ad un periodo di poco successivo a quello della Lagozza.  L’anello è più ampiamente compreso nella Zona Speciale di Conservazione (ZSC) designata nel 2004, che si estende su una superficie complessiva di circa 540 ha all'interno di quattro comuni: Arsago Seprio, Besnate, Somma Lombardo e Vergiate (VA). La maggior parte del Sito “Paludi di Arsago” è occupata da formazioni boschive (circa 85%), suddivise tra boschi di latifoglie (nella parte orientale) e boschi misti di latifoglie e conifere (nella zona occidentale) e da alcuni seminativi. L’elemento più caratteristico della ZSC sono le numerosissime aree umide, costituite da stagni, acquitrini, paludi, fossi e prati temporaneamente allagati. La presenza di questi ambienti fa sì che il sito si caratterizzi come area erpetologica di interesse nazionale, grazie alla presenza di 8 specie di anfibi, il 44% delle specie presenti in Lombardia. Tra queste si registra la presenza del Pelobate fosco insubrico (Pelobate fuscus insubricus), un piccolo anfibio endemico della pianura Padana dichiarato “prioritario” dalla Commissione Europea. Recenti studi hanno restituito dati eccezionali che identificano la ZSC “Paludi di Arsago” come l’area più importante d’Italia per il Pelobate fosco. La ZSC riveste un’importanza eccezionale dal punto di vista conservazionistico, in quanto unica area italiana in cui la specie non ha sofferto il declino che ha subito nella maggior parte della pianura Padana. Nel sito sono presenti 5 habitat di interesse comunitario variamente localizzati: “Laghi e stagni distrofici naturali”, “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion”, “Praterie magre da fieno a bassa altitudine”, “Torbiere di transizione e instabili” e “Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur”.

Casa Museo Lodovico Pogliaghi

Una splendida raccolta di opere d'arte e reperti archeologici in mostra presso la dimora dell'autore della porta del Duomo di Milano
Casa museo Pogliaghi

Le selve castanili: storie vive

Le raccolte riservate e quelle in condivisione nelle selve castanili, il gusto di mele e caldarroste, l'antichissima tradizione della novena.